03 luglio 2008

46% medici pronto ad aprire a sistema privato

Roma, 18 giu. (Adnkronos Salute) - Pronti a sposare un nuovo modello di sistema sanitario. Magari prendendo ad esempio quello americano. Circa la metà dei medici italiani, il 46%, si dice infatti aperta a nuove soluzioni e ad una 'rivoluzione' dell'attuale Ssn. Chi auspicando l'adozione di un sistema misto pubblico-privato (32%) e chi, come il 14% dei camici bianchi, augurandosi l'ingresso di privati, con l'arrivo di finanziamenti da parte di assicurazioni ed enti previdenziali. E' quanto emerge da un sondaggio realizzato da 'Quotivadis', quotidiano online di informazione medico-scientifica di Univadis. Alla luce dei conti sempre più in rosso nella sanità pubblica, 'Quotivadis' ha chiesto ai medici di indicare l'opportunità di adottare un sistema sanitario diverso dall'attuale. A fronte di un 46% disposto ad aperture di diversa natura, c'è comunque una parte di medici (52%) ancora convinta che, "seppur in difficoltà, il Ssn pubblico resta la soluzione che offre più garanzie di cure ai cittadini. Un patrimonio nazionale che garantisce, meglio di ogni altro sistema, l'universalità delle cure ai cittadini". C'è infine l'1% di medici che non prende posizione, e a domanda risponde: "non saprei".

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non ne so molto, ma quando secondo me se c'è una cosa che non si può privatizzare è il sistema sanitario. A farne le spese sarebbero solo i più poveri e i più malati. Anche perché le porcherie esistono anche nel sistema privato.
Forse lo Stato dovrebbe essere più presente e severo per arginare quei fenomeni di malasanità. No?

Anonimo ha detto...

La sanità pbblica è allo sbando non solo in Italia, ma anche in tutto il mondo. Questo perché non si può dare il massimo a tutti. Non ci sono abbastanza soldi e risorse per farlo. Neanche se si tassasse al 100% la gente.

Premesso, quindi che non ci sono soldi per tutti, il miglior sistema conosciuto per utilizzare più razionalmente le risorse disponibili è quello di libero mercato. I prezzi segnalano dove c'è maggiore urgenza di risorse, perché la gente pagherebbe con i suoi soldi e quindi sarebbe incentavata a comportarsi responsabilmente e a non sbagliare. La dove la gente non sa cosa fare, ci potrebbero benissimo essere delle agenzie di consulenza che consigliano cosa e dove andare.
Ci sarebbero elenchi di medici con il bollino e il voto, elenchi di case di cura e ospedali con il bollino e il voto. E le assicurazioni avrebberto tutto l'interesse a mandarti la dove ti curano efficacemente e a basso costo e a romperti le scatole a fare un check up periodico per prevenire malattie o prenderle per tempo (per spendere di meno in cure e rimandare di dover pagare la polizza sulla vita).

I poveri userebbero le risorse messe a disposizione dalle opere di carità (con meno tasse da pagare ci sarebbero più soldi anche per le opere pie) e queste ultime, non essendo obbligate a dare i soldi a tutti quelli che chiedono, sarebbero molto più efficaci dello stato a prevenire le truffe (falsi invalidi e simili).

Forse lo Stato dovrebbe essere più presente e severo per arginare quei fenomeni di malasanità. No?

Si, le do ragione. Ma è una vana speranza. Il problema non è solo italiano, ma universale. Lo stato sociale non funziona negli USA (e ne hanno uno anche più grosso del nostro), non funziona nel Regno Unito, non funziona in Australia, non funziona in Germania o in Spagna. Non funziona in Russia ne in Cina. E neanche in Iran o in Arabia Saudita.

Lo stato (cioè chi governa) non può conoscere le richieste di ogni singola persona e non può sapere come soddisfare tutti questi bisogni. Ne è detto che sia interessato a soddisfarli tutti.

Che quasi la metà dei medici sia per il privato ci dice che neanche loro, che sono dentro al sistema e non sono certo i più poveri e sfortunati, sono convinti che funzioni e soddisfi le loro necessità. E se non soddisfa le necessità di chi è abbiente, non soddisfa di certo le necessità di chi è povero.

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