12 luglio 2010

Il diritto del singolo alla guerra difensiva contro l'Islam nel concetto di "Diritto Naturale" di Locke


reaJohn Locke, by Herman Verelst (died 1690). See...Image via Wikipedia
traduzione dell'articolo di John Jay ( nome autentico, non discendente del personaggio storico )
the right of the individual under "locke's" natural law concepts to wage defensive war against islam

Islam nelle sue varie forme ha dichiarato guerra e ha promesso di sottomettere l'Occidente, e ha giurato di distruggere di Israele: le sue istituzioni teologiche insegnano tali obiettivi e intere società sembrano mobilitate dagli asili ai militari per la loro attuazione. Si tratta di una "agenda" pan islamica. Da al Queda, a Settembre Nero, l'OLP, Hezbollah e Hamas,  l'Islam combatte e ha combattuto e ucciso in modo più o meno sistematico per realizzare quello che ha dichiarato e rispettare i voti fatti, con vari gradi di successo negli ultimi 40 anni.
Abbastanza stranamente, le istituzioni politiche, governative e militari dell'Occidente sono state molto lente a riconoscere che l'Islam, la religione e le sue istituzioni politiche, prende molto seriamente il suo scopo dichiarato, e salvo che per gli Stati Uniti e le sue campagne in Afghanistan e Iraq, e Israele che di volta in volta si deve difendere in guerre considerate inutili ed ingiuste, l'Occidente sembra del tutto ignaro della minaccia posta dall'Islam. O, peggio ancora, le élite intellettuali e di governo di alcuni sistemi occidentali, in particolare i corpi legislativi e politici dell'Unione Europea, sembrano quasi accogliere e incoraggiare il trionfo dell'Islam sugli stati
indigeni europei: è quasi come se gli euro burocrati vedessero questo come un modo per cancellare una volta e per sempre ogni traccia di nazionalismo europeo come fonte di rivalità nei confronti delle istituzioni della monolitico burocrazia dell'Unione Europea.
La questione per l'individuo apparentemente alla deriva in un mondo ostile senza la protezione attiva, contro questa minaccia, dello stato-nazione alla quale appartiene o peggio ancora, di fronte
alla colpevolezza dei politici ignari o apparentemente a favore della conquista islamica, diviene quindi "Cosa posso fare io come un individuo per proteggere me e la mia eredità culturale" e "Esiste qualche cosa nella legge, nell'etica e nella mortale che sostenga la mia azione individuale, separatamente dal mio governo".

Quando un uomo sale al banco per difendere i suoi atti di fronte alla Storia, cosa dovrebbe dire?

Così, ho deciso di guardare, e di pensare, che cosa potrei dire, se venissi chiamato a rispondere dei
miei atti e, abbastanza stranamente, sto trovando un sacco di materiale che sostiene il diritto del singolo a proteggere se stesso e il suo patrimonio, che potrebbe in teoria proteggere il mio e il tuo diritto di agire. E, questo sostegno sta negli scritti di John Locke. Una voce più autorevole, preminente e prestigiosa sarebbe difficile da immaginare, dato che Locke è centrale per il pensiero politico occidentale come Montesquieu o Rousseau, o Platone o Aristotele: pochi politici coloniali [NdT politici delle Dodici Colonie Americane] e ancor meno avvocati non avrebbe avuto i suoi scritti a portata di mano. Un'altra sguardo a John Locke è, quindi, necessario proprio su questo punto, e suoi scritti offrono un contesto chiaro ed autorevole della teoria politica centrale per le ipotesi che sostengono le nostre istituzioni politiche, per l'affermazione che gli individui hanno una dimostrabile e legittima pretesa a far valere un diritto di autodifesa contro gli attacchi, i saccheggi e le dichiarazioni verbali di guerra dell'Islam contro l'Occidente.

In un precedente articolo ho avanzato la posizione che gli scritti di John Locke e William Blackstone affermano il diritto degli uomini a proteggersi da coloro che vorrebbero attaccare la nostra società con l'intento di distruggerla, da coloro che non condividono, anzi, denunciano, i valori di fondo che sostengono la nostra società e il suo stile di vita. Ho sostenuto che negli scritti di questi uomini c'è l'affermazione che un uomo può proteggere se stesso, fino al punto di uccidere il suo aggressore, da qualsiasi individuo o membro di un gruppo esterno alla sua società o civilizzazione che attacchi lui o cercchi di distruggere il suo modo di vivere o di farlo schiavo.

La chiave per comprendere la posizione di Locke  si trova nella seguente osservazione, citata nel post precedente:
and thus it is that every man, in the state of nature, has a power to kill a murderer, both to deter others from doing the like injury, which no reparation can compensate, by the example of the punishment that attends it from everybody, and also to secure men from the attempts of a criminal who,having renounced reason – the common rule and measure god hath given to mankind -- hath, by the unjust violence and slaughter he hath committed upon one, declared war against all mankind; and therefore may be destroyed as a lion or a tiger, one of those wild savage beasts with whom men can have no society nor security.
Queste persone non meritano, e non gli deve essere accordata, la protezione della legge in una società civile, perché rinunciando alla ragione e rifiutando i termini del patto sociale alla quale il resto di noi è tenuto, come in effetti siamo, essi hanno posto se stessi al di fuori della nostra
società, per essere chiari, si sono collocati al di fuori della protezione della legge. In effetti, affermando la loro ostilità contro di noi, si sono posti in uno stato di natura nei nostri confronti.

In un successivo capitolo del Secondo Trattato sul Governo, Locke espone l'opinione che chi annuncia un progetto di togliere ad un altro la vita o di rendere schiava una persona si è posto in uno stato di guerra nei suoi confronti. Sembra una ragionevole conclusione che ogni persona che annunci il progetto di distruggere una intera società o di schiavizzarla, si è messo in uno stato di guerra con l'intera società. Sia come sia, e se siete convinti dalle conclusioni della della deduzione, questo è ciò che Locke aveva da dire sulle "dichiarazioni di guerra":
16.  the state of war is a state of enmity and destruction; and, therefore, declaring by word or action, not a passionate and hasty, but a sedate, settled design upon another man’s life, puts him in a state of war with him against who he has declared such an intention, and so has exposed his life to the other’s power to be taken away by him, or anyone that joins with him in his defence and espouses his quarrel; it being reasonable and just i should have a right to destroy that which threatens me with destruction;for, by the fundamental law of nature, man being to be preserved as much as possible when all cannot be preserved, the safety of the innocent is to be preferred; and one may destroy a man who makes war upon him, or has discovered an enmity to his being, for the same reason that he may kill a wolf or a lion, because such men are not under the ties of the common law of reason, have no other rule but that of force and violence, and so may be treated as bests of prey, those dangerous and noxious creatures that will be sure to destroy him whenever he falls into their power.
Anche qui troviamo lo stesso identico razionale per postulare il diritto di un individuo a proteggere la sua vita e la sua libertà fino al punto di uccidere un altro, se necessario. È una ragione fondamentale, ed è fondamentale per la patto che ognuno di noi intrattiene con i nostri concittadini e il nostro sovrano che l'uomo deve essere preservato nella sua gamma completa di diritti, primo tra tutti il diritto alla vita, e quando un aggressore ha dichiarato "... con parole o azioni, non appassionate e affrettate, ma attraverso un pacato e durevole progetto contro la vita di un altro uomo ...", lui ha negato e ha attaccato, e, indebolita, una parte fondamentale della patto.

Tali aggressori "... sotto i vincoli della comune legge della ragione", e si sono esposti a una situazione in cui le loro vite sono governate "... da nessun altra regola, se non quella della forza e della violenza". In breve, essi si sono resi responsabili della loro distruzione da parte da quelli che hanno costretto alla guerra e al conflitto, attraverso la loro rinuncia dei presupposti e del governo di uno Stato di diritto.

Per usare una parola con cui tutti noi siamo a nostro agio, ma di cui non penso comprendiamo molto spesso le implicazioni, questi aggressori si sono messi "fuorilegge". Chi di noi non ha visto un film western con il manifesto con scritto "ricercato" in cui si offre una ricompensa per il "fuorilegge" che si vuole "vivo o morto." Dovrebbe esservi ormai chiaro che queste due parole sono ridondanti, in un senso molto reale, perché se la persona viene dichiarata "fuori dalla protezione della legge", alla legge è diventato del tutto indifferente se tale persona viene catturata in modo gentile oppure uccidendola.

Nel senso più tagliente, John Locke ha semplicemente sostenuto che coloro che fanno un "... durevole progetto contro la vita altrui, ..." hanno, per la violazione della condotta fondamentale del patto sociale, cioè la conservazione e il rispetto della vita, si sono posti nello stato di "fuorilegge". Non sono meritevoli di, e non hanno la, protezione della legge, della civiltà [NdT del comportamento civile altrui] e della civilizzazione.

Nuovamente, perché ci sia alcun dubbio sul fatto che Locke pone il diritto di un individuo di uccidere colui o coloro che, con parole o atti, hanno dichiarato guerra a lui, le parole di Locke sono
it being reasonable and just i should have a right to destroy that which threatens me with destruction; for, by the fundamental law of nature, man being to be preserved as much as possible when all cannot be preserved, the safety of the innocent is to be preferred; and one may destroy a man who makes war upon him, or has discovered an enmity to his being, for the same reason that he may kill a wolf or a lion, because such men are not under the ties of the common law of reason, have no other rule but that of force and violence, and so may be treated as bests of prey, those dangerous and noxious creatures that will be sure to destroy him whenever he falls into their power.
Cogliere in tutte le sue sfumature l'analisi di Locke risiede nel fatto che la sua attenzione e il fuoco della sua analisi si sposta dal discutere i diritti di una persona di difendersi nel solo stato di natura, alla dimensione di questa difesa ai sensi del diritto naturale nello stato di natura e nell'ambito del diritto civile in Inghilterra. Per certo, Locke comprende questo diritto di un uomo a difendersi, anche fino ad uccidere, in due circostanze, anche sotto il patto sociale e del conseguente obbligo di un soggetto a rispettare la legge dei magistrati d'Inghilterra. Bisogna essere chiari su questo: Locke sta dicendo che i cittadini onesti che vivono sotto il contratto sociale hanno il diritto a utilizzare i loro diritti basati sulla legge naturale, nelle circostanze appropriate.
La prima circostanza è l'incapacità del magistrato civile di fornire un rimedio per la nostra vittima nel caso di una aggressione che potrebbe ucciderlo. Dice Locke, circa lo stato di guerra esistente in questa
men living together according to reason, without a common superior on earth with authority to judge between them, is properly the state of nature.  but force, or a declared design of force, upon the person of another, where there is no common
superior on earth to appeal to for relief, is the state of war; and it is the want of such an appeal gives a man the right of war even against an aggressor, though he be in society and a fellow-subject. 
because the law, which was made for my preservation,where it cannot interpose to secure my life from present force, which, if lost, is capable of no reparation, permits me my own defence and the right of war, a liberty to kill the aggressor, because the aggressor allows not time to appeal to our common judge; nor the decision of the
law, for remedy in a case where the mischief may be irreparable.  want of a common judge with authority puts all men in a state of nature; force without right upon a man’s person makes a state of war both where there is, and is not, a common judge.
La seconda circostanza che da luogo al diritto del singolo cittadino di fare guerra al suo aggressore, anche se lui vive sotto la civiltà data dal patto sociale, è la connivenza intenzionale o la benigna negligenza del sovrano dal proteggerlo dai disegni letale di un aggressore, ( e, si deve riconoscere che Locke in questo caso vedeva l'aggressore sia come stranieri che come domestico, anche se si deve ricordare, come ciascuno, ognuno, di tali aggressori vive come "fuorilegge" al di fuori della protezione del patto sociale):
where an appeal to the law and constituted judges lies open, but when the remedy is denied by a manifest perverting of justice and a barefaced wresting of the laws to protect or indemnify the violence or injures of some men, or party of men, there it is hard to imagine anything but a state war; for wherever violence is used and injury done, though by hands appointed to administer justice, it is still violence and injury, however coloured with the name, pretences, or forms of law, the end whereof being to protect and redress the innocent by an unbiased application of it to all who are under it: wherever that is not bona fide done, war is made upon the sufferers, who having no appeal on earth to right them, they are left to the only remedy in such cases  --  an appeal to
heaven.
NOTA: in ogni circostanza nei due paragrafi precedenti, Locke cosidera l'esercizio del diritto di guerra da parte di un cittadino che vive in un stato di diritto. Al primo comma, Locke afferma questo diritto per l'uomo "... anche se in società", e contempla la necessità di esercizio di tale diritto "... perché non c'è tempo di fare appello a un giudice, ...", o il rimedio potrebbe essere incapace di riparare al danno se ci si appella al giudice, e che "... forza senza diritto sulla persona di un uomo costituisce uno stato di guerra sia se ci sia, oppure no, un giudice comune".

Così, secondo Locke, la dove l'aggressore dichiari il suo tentativo freddo e calcolato di uccidere una persona, questo solo, di se e per se, dà alla persona il diritto di muovere guerra al suo aggressore, anche se è una persona che vive sotto un patto sociale e ha un magistrato a sua disposizione. Il secondo fondamento per l'esercizio di tale diritto secondo Locke può essere caratterizzato come "situazione contingente", o, semplicemente, la necessità di proteggere la vita lì e subito.

Il secondo comma contempla una situazione in cui il magistrato è connivente con l'aggressore, o se semplicemente incapace di tutelare il cittadino, sia per negligenza o ignoranza, si deve supporre che il risultato sia lo stesso. Nota ciò che Locke dice:
“… the end whereof [the law & the duty of the magistrate] being to protect and redress the innocent by an unbiased application of it [the law & the protection of the magistrate] to all who are under it ….”
Ecco la posizione di William Blackstone e la spiegazione dei diritti reciproci esistenti tra il soggetto a ricevere protezione a causa della sua fedeltà e il diritto del sovrano all'obbedienza richiesto ai suoi sudditi in cambio della sua protezione. Ho sostenuto nel post precedente, che avendo fallito il sovrano nell'adempiere alle sue funzioni a questo proposito, o violandole intenzionalmente, ha infranto il patto sociale tra sovrano e suddito.

Ecco le parole di Locke sulla questione:
“for wherever violence is used and injury done, though by hands appointed to administer justice, it is still violence and injury, however coloured with the name, pretences, or forms of law, the end whereof being to protect and redress the innocent by an unbiased application of it to all who are under it: wherever that is not bonafide done, war is made upon the sufferers, who having no appeal on
earth to right them, they are left to the only remedy in such cases  --  an appeal to heaven.”
non c'è dubbio in questo paragrafo, data la connivenza del sovrano in tale aggressione, che "... la guerra è fatta a chi subisce  ...", e che coloro che sono soggetti a tale guerra, hanno il diritto di far la loro guerra contro chi ha trasgredito contro di loro e ai loro nemici . Vi è una sottigliezza qui, e di una certa dimensione: deve essere compreso che Locke non contempla solo che chi subisce possa fare guerra ai trasgressori, ma il suo pensiero sembra anche un precursore diretto di quello di Blackstone, che la guerra possa essere condotta legittimamente contro il sovrano che partecipa in tale perfidia.

Come si applica questo a noi, in una complicata società del 21° secolo, apparentemente lontana dai tempi di Locke?

Se noi, come individui, siamo attaccati dalla Jihad, per esempio, e coloro che abbiamo eletto a nostri governanti sono inutili nel proteggerci dai suoi danni o dai suoi pericoli, viene legittimamente consentito dalla analisi di Locke di fare una rivoluzione contro i nostri sovrani o quegli elementi del sovrano che aiuto il nostro nemico? Mi sembra abbastanza evidente che Locke non avrebbe trovato nulla di sbagliato in una simile affermazione sotto la sua concettualizzazione della natura delle cose.

Se noi, come individui, siamo attaccati dalla Jihad, per esempio, e alcuni elementi della nostra intellighenzia, dei media o della nostra élite dell'intrattenimento aiutano attivamente nostri nemici, o facilitano i loro sforzi per conquistarci, o incoraggiano la raccolta di fondi per la Jihad o contribuiscono in denaro,abbiamo legittimamente diritto nell'analisi di Locke a fare guerra per conservare la nostra vita e il nostro modo di vita e il nostro patrimonio e le nostre libertà religiose, dal punto di vista di Locke? Mi sembra abbastanza evidente, ancora una volta, che questo sarebbe il punto di vista di Locke.

Il seguente brano rende chiaro che cosa intende Locke per un "appello al cielo," e che ciò che egli intende è proprio il giudizio del combattimento, è Dio a dichiarare il giusto vincitore in tale conflitto. In breve, egli sostiene il diritto dei soggetti alla rivolta contro un sovrano che con la sua connivenza con il nemico conduca una guerra al suo popolo, come questo passaggio rende assolutamente chiaro:
21.  to avoid this state of war  --  wherein there is no appeal but to heaven, and wherein every the least difference is apt to end, where there is no authority to decide to the contenders -- is one great reason of men’s putting themselves into society and quitting the state of nature; for where there is an authority, a power on earth from which relief can be had by appeal, there the continuance of the state of war is excluded, and the controversy is decided by that power.  had there been any such court, any superior jurisdiction on earth, to determine the right between jephthah and the ammonites, they had never come to a state of war; but we see he was forced to appeal to heaven: “the lord the judge,” says he, “be judge this day between the children of israel and the children of ammon” (judges xi. 27.), and then prosecuting and relying on his appeal, he leads his army out to battle.  and, therefore, in such controversies where the question is put, “who shall be judge?” it cannot be meant, “who shall decide the controversy”; everyone knows what jephthah here tells us, that “the lord the judge” shall judge.  where there is no judge on earth, the appeal lies to
god in heaven.  [e.g., trial by combat.]  that question then cannot mean: who shall judge whether another hath put himself in a state of war with me, and whether I may, as jephthath did, appeal to heaven in it?  of that I myself can only be judge in my own conscience, as I will answer it at the great day to
the supreme judge of all men.
c'è una fine a tutto questo, nella pensiero di Locke del potenziale conflitto tra un uomo e i suoi vicini e il suo sovrano? Bene, la risposta è sì, e Locke concepisce chiaramente la risoluzione politica di questi argomenti, date le giuste circostanze. Locke dice di negoziare la pace:



“….force without right upon a man’s person makes a state of war both where there is, and is not, a common judge.
20.  but when the actual force is over, the state of war ceases between those that are in society ,and are equally on both sides subjected to the fair determination of
the law; because then there lies open the remedy of appeal for the past injury and to prevent future harm.  But where no such appeal is, as in the state of nature, for want of positive laws and judges with authority to appeal to, the state of war once begun continues with a right to the innocent party to destroy the other whenever he can, until the aggressor offers peace and desires reconciliation on such terms as may repair any wrongs he has already done, and secure the innocent for the future:  nay,where an appeal to the law and constituted judges lies open, ….”
a me sembra che, mentre Locke prevede chiaramente l'intervento del sovrano che opera per conto dei suoi sudditi per ottenere tale pace, egli contempla anche l'intervento attivo dei sudditi nella negoziazione delle condizioni della sua pace con il suo aggressore.

Vorrei che John Locke fosse letto in Israele.

Vorrei che Israele ed i politici israeliani fossero stati educati nelle tradizioni di Hobbes, Locke & Blackstone e delle Federalist Papers americano, invece di essere educati alla trippa socialista e marxista continentale in cui sono stati immersi. [Dio, che frase meravigliosa, ed essere
fatti maturare dal bollire di una pentola di tè è proprio quello che alcuni di essi hanno bisogno, forse sarebbero più simili a Churchill che a Quisling, più simili a Washington che a Lenin.]

Vorrei che il pubblico israeliano fosse più educato nella tradizione anglosassone, e che pensassero più in termini di far valere i diritti naturali della persona che nei termini di una politica collettivista.

Di tutti i popoli della terra mal serviti da politici con le pigne per la testa, politici che sono assolutamente incapaci di protegger i loro diritti di nascita e il loro patrimonio e che stanno buttando via la sicurezza conquistata duramente con il sangue di eroi illustri e vantaggi militari strategici, ..., di tutti i popoli del mondo, i cittadini israeliani sarebbero meglio serviti da una
concettualizzazione del diritto naturale, come avanzato da Locke, e da una visione del diritto dell'individuo di proteggere se stesso, quando il sovrano fallisce, e da una visione del diritto di un
gruppo di individui a sollevarsi in rivolta armata contro ignoranti incompetenti e criminali conniventi.

Vorrei che lo spirito di John Locke fosse più vivace su questi lidi.

devo riscrivere i paragrafi di cui sopra?

per rendere evidenti i punti?

In sintesi, ritengo che due dei teorici più preminenti, John Locke e William Blackstone, affermino che il diritto di un individuo di proteggere se stesso, in qualità di un individuo e non come un agente di un magistrato, e per proteggere i suoi compagni e la società, quando le istituzioni del sovrano provano di essere sia indisponibili o addirittura ostili al loro scopo, dai saccheggi e aggressioni di un nemico che ha giurato di togliergli la vita, o che ha agito in accordo con una tale dichiarazione, e per proteggersi da un governo che è indifferente al suo destino o si comporti in modo connivente con i suoi aggressori.

Non parlo in termini di "libertà di parola" in questo contesto. Parlo appunto di violenza e di uno scontro armato, nei termini di Locke, sottoponendo la questione al "giudice dei giudici", al fine di correggere le ingiustizie ed esercitare il diritto di autodifesa che discende dallo stato di natura, che fu il precursore della formazione degli Stati nazionali.

Per porre la questione nel modo più semplice possibile, e senza mezzi termini, a mio avviso, una
persona che uccidesse un jihadista islamico per proteggere se stesso, la sua famiglia, la sua nazione e il suo dio dagli atti di aggressione della Jihad agisce secondo la più alta tradizione della teoria politica occidentale, e soprattutto nella più alta tradizione di due tra i pensatori fondamentali alla creazione della democrazia occidentale, John Locke e William Blackstone.

Esaminerò, successivamente, le Federalist Papers, scritto da Alexander Hamilton, James Madison e John Jay, per vedere se il supporto per tali proposizioni sia stato sottoposto al popolo americano nella discussione pubblica che ha portato alla ratifica della Costituzione degli Stati Uniti e alla formazione del regime politico approvato dal popolo nel 1789, vitale e vigoroso fino a oggi.

E, poiché sono un avvocato, ci rivolgeremo all'autorità della legge statutaria e alla giurisprudenza in base, per vedere che cosa ci sia che supporti le mi asserzioni.

amico, se mio fratello è aggredito, non sono aggredito anch'io?

- John Jay
Enhanced by Zemanta

Archivio